Con 4.000 addetti in R&S, in crescita media annua del 2%, il biofarmaceutico è uno dei settori che offre grandi opportunità occupazionali in Italia.*
L’Italia è diventata il primo produttore di farmaci dell’Unione Europea anche grazie all’elevata competenza delle sue risorse umane, alla vitalità delle aziende operanti sul territorio e alla qualità dell’indotto hi-tech. Negli ultimi 5 anni le imprese del farmaco hanno significativamente aumentato gli investimenti in innovazione, valorizzando ulteriormente un ecosistema già importante che può vantare ricercatori con riconosciute competenze e centri di eccellenza tecnologicamente avanzati.
Ma quali sono le competenze più richieste nel settore biofarmaceutico?
Le competenze tecniche, ovviamente fondamentali, non sono ormai più sufficienti: occorre una formazione multidisciplinare e la capacità di comprendere a fondo i processi aziendali.
Ecco perché le aziende biofarmaceutiche offrono ai neolaureati percorsi formativi che abbracciano diverse aree, come ricerca, produzione, market access, comunicazione e regolatorio.
Già durante il percorso di studi è inoltre utile affiancare la formazione teorica ad esperienze pratiche per prepararsi all’ingresso nel mondo del lavoro.
Conoscenza delle lingue e partecipazione a programmi di scambio tra centri di ricerca internazionali sono imprescindibili, così come la conoscenza delle nuove tecnologie, del loro funzionamento e delle loro possibili applicazioni. Da ultimo, ma in realtà fondamentale, la capacità e la voglia di imparare sempre: un mondo in continua evoluzione ha bisogno di persone costantemente aggiornate e figure professionali sempre più flessibili.