Per ogni farmaco messo in commercio occorrono dieci o quindici anni di studio. Una serie di step obbligatori, sperimentazioni, leggi e normative che hanno lo scopo non solo di provare l’efficacia del farmaco, ma anche di tutelare la sicurezza di chi dovrà assumerlo, evitando o riducendo possibilmente a zero i potenziali effetti collaterali. In questa lunga catena di passaggi, potrebbe avere un ruolo rilevante l’Intelligenza Artificiale, in grado di arginare errori e velocizzare il processo.
Sono dunque nate numerose startup iperspecializzate, ben 106, che hanno l’obiettivo di ottimizzare specifici step nel lungo percorso di ricerca e sviluppo. Dall’aggregazione e sintesi delle informazioni di base, all’ottimizzazione ed esecuzione delle sperimentazioni cliniche, fino all’agevolazione della riduzione dei costi e dei fallimenti.
C’è molto entusiasmo per le possibili declinazioni dell’Intelligenza Artificiale e, come sostiene Alex Zhavoronkov, Ceo della startup americana Insilico Medicine: “Nei prossimi anni, utilizzando metodi appropriati di deep learning, saremo in grado di ridurre dell’80-85% i costi per la scoperta di nuovi farmaci, e accorciare il processo di ricerca e sviluppo da 10-15 anni a 2-3”.
Ad avvalorare il ruolo dell’Intelligenza Artificiale ci ha pensato anche la prestigiosa rivista scientifica Nature che, a settembre 2017, ha pubblicato il resoconto del lavoro di un gruppo di dipendenti della casa farmaceutica Sunovion. Il loro compito era quello di individuare, tra centinaia di composti, i migliori potenziali farmaci avendo a disposizione la conoscenza delle strutture chimiche delle molecole e alcuni dati biologici. Degli undici ricercatori partecipanti al progetto, dieci arrivarono al risultato richiesto dopo molte ore di lavoro e uno solo ci arrivò in pochi millesimi di secondo: si trattava di un algoritmo di intelligenza artificiale, sviluppato da una di quelle startup.
Visto il crescente interesse mondiale per l’argomento, Nature ha deciso di lanciare nel 2019 una testata on line dedicata esclusivamente a queste tematiche, nonostante molti chimici farmaceutici rimangano scettici e temano per il proprio ruolo. Sarà comunque difficile che l’Intelligenza Artificiale riesca a soppiantare il cervello umano, mentre sarà invece più probabile che insieme possano collaborare per creare in futuro farmaci sempre più performanti al fine di combattere malattie e salvare vite umane.