Oggi tecnologia, velocità e flessibilità sono fattori determinanti per la competitività di un Paese; ecco dunque che l’innovazione e la sua diffusione diventano generatori di valore. La buona notizia è che in Italia l’innovazione continua a crescere, aprendo sempre nuove opportunità di sviluppo.
Il BioPharma è uno dei settori che scommette maggiormente su questo aspetto*, basti pensare che nel 2017 ha investito ben 720 milioni di euro in Ricerca&Sviluppo e il 72% degli investimenti in produzione e ricerca dell’industria farmaceutica sono proprio nel BioPharma.
Ma concretamente che cosa significa innovare nel nostro settore? Il rapporto di Farmindustria prova a rispondere a questa domanda riportando il punto di vista di un panel di aziende rappresentative**. Emerge, dunque, che innovare significa innanzitutto introdurre nuove terapie che siano in grado di migliorare la vita delle persone, in particolare in quelle aree terapeutiche caratterizzate da bisogni insoddisfatti di salute come le patologie oncologiche o le malattie rare. L’innovazione deve allora porsi come primario obiettivo quello di migliorare la vita di milioni di pazienti e aumentare l’aspettativa di vita.
Ma innovare vuol dire anche ottimizzare i processi grazie alle nuove tecnologie digitali, come i big data e la robotica, impiegandole in ricerca di base, sperimentazione pre-clinica e clinica, produzione di terapie nonché comunicazione con medici e pazienti.
In ultima analisi, innovare significa contribuire allo sviluppo sostenibile del Sistema Sanitario Nazionale perché terapie innovative più efficaci permettono di ridurre tempi e costi di ospedalizzazione generando risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale e benefici per i pazienti.
*Dati e informazioni tratti dal Rapporto 2018 di Farmindustria “Il settore biofarmaceutico Innovazione e crescita per l’Italia” ** Aziende coinvolte: AbbVie, Amgen, Chiesi Farmaceutici, Dompé Farmaceutici, Gruppo Menarini, Merck Serono, MSD Italia, Novartis Farma, Pfizer Italia, Roche, Sanofi